© Violent Femmes (house concert) |
Nel 1981 la città di Milwakee (situata nel Wisconsin, a ridosso del Lago Michigan), celebre per la birra “Miller”, offre parecchie possibilità di intrattenimento culturale al popolo delle scuole superiori e delle università. Brian Ritchie è un ragazzotto di venti anni che suona il basso e bazzica volentieri tra palchi o backstage teatrali. Il proprietario di un teatro un bel giorno gli dice: ‘C’è un tipo corpulento che quando canta sembra la copia sputata di Lou Reed. Si chiama Gordon Gano, secondo me dovresti ascoltarlo’. Ritchie è un fan di Lou Reed e contatta immediatamente Gano. Tra i due nasce una buona intesa e decidono di costituire una band con l'attore/batterista Victor DeLorenzo. Victor fa parte della compagnia “Theatre X” (fondata da seguaci del “Living Theatre” e di Jerzy Grotowski) dove era entrato nel 1976 per rimpiazzare Willem Dafoe. Il suo drum kit è essenziale: rullante, piatto e ‘tranceaphone’, che è un mastello di metallo capovolto. Brian suona un particolare basso acustico, solitamente usato dai mariachi e con una enorme cassa armonica. Di lì a poco viene trovato il nome del terzetto: Violent Femmes. Nei primi anni Ottanta la musica pop rock di largo consumo è prettamente elettrica, il genere imperante è la ‘new wave’ (ovvero il punk subdolamente normalizzato dai dirigenti delle case discografiche), i sintetizzatori spopolano, le drum-machine scandiscono il ritmo, le voci vengono processate da macchinari che le rendono artefatte. I Violent Femmes scelgono di andare contro corrente e abbracciano il suono acustico. Per questa ragione i tre riescono raramente a trovare un ingaggio nei locali ma non si danno per vinti e prendono a esibirsi in strada. Gordon Gano ricorda: "Suonavamo nelle vie principali di Milwakee. Parecchie persone, quando ci incrociavano, attraversavano e andavano sul marciapiede opposto, fingendo di non conoscerci. Erano molto imbarazzavati da quello che facevamo e da come lo facevamo”.
Gano e compari suonano volentieri per gli spettatori in fila davanti alle biglietterie dei Teatri Downer e Oriental. Nel piazzale antistante quest’ultimo, la sera del 23 agosto 1981, il trio si sta esibendo a pochi centimetri dalle persone che acquistano i biglietti del concerto in cartellone: i Pretenders. Il chitarrista James Honeyman-Scott (1956 - 1982) li sente suonare e rimane talmente colpito da chiamare il resto del suo gruppo. Chrissie Hynde, cantante dei Pretenders, si diverte parecchio assistendo al live-act stralunato di Gano, Ritchie e DeLorenzo, una primitiva miscela di folk, punk e rock’n’roll, abbinata a testi che secondo Brian Ritchie "Trattano in modo esplicito argomenti imbarazzanti, quel genere di cose di cui parleresti volentieri con lo psichiatra ma non certo con la tua ragazza”. Quella sera i Violent Femmes salgono sul palco e aprono il concerto dei Pretenders.
Mark Van Hecke, un tecnico del suono abbastanza competente, incide nel suo studio casalingo il primo demotape dei tre. Dopodiché si reca a New York per sottoporlo all’attenzione di svariate etichette discografiche, senza ottenere alcun risultato. Riesce tuttavia a procurare loro un ingaggio al “CGBG’s”, come gruppo di spalla a Richard Hell & The Voidoids. Il pubblico apprezza la mini-band di Milwakee e il critico musicale Robert Palmer parla in termini entusiastici dei Violent Femmes sulle pagine del “New York Times”. Si fa avanti Alan Betrock, editore del “New York Rocker” e proprietario dell’etichetta “Shake Records” (artefice dell’affermazione di Marshall Crenshaw, The db’s, The Smithereens) che si offre per pubblicare e distribuire il disco di debutto dei Violent Femmes, a patto che questi finanzino l’operazione. L’accordo viene raggiunto ma, sfortunatamente, Betrock sparisce dopo aver intascato i soldi. Gano, Ritchie e DeLorenzo il disco a questo punto vogliono farlo ma non hanno più fondi. Interviene il padre di Victor che mette sul tavolo 10.000 $. Il repertorio dei Violent Femmes è nutrito ma il gruppo sceglie di incidere soltanto 10 brani. Ritchie: “Optammo per le canzoni che stavano meglio insieme e creavano un un senso di continuità tematica. Nei testi di ognuna di esse era implicitamente presente la domanda: ‘Cosa significa essere un fottuto teenager?’”.
Nel mezzo di un torrido luglio del 1982 Van Hecke carica tutti sulla sua scassatissima “Chevy Nova” e si dirige negli studi “Castle Recording Company”, ubicati all’interno di un complesso residenziale costruito vicino al Lago Geneva, a un’ora da Milwakee.
Il “Castle” è un luogo fatiscente, con la moquette piena di macchie untuose e un equipaggiamento in stato di avanzata decomposizione. La sala di registrazione è uno stanzone pieno di microfoni dall’eccellente suono “vintage”. Il mixer ha 24 canali. L’aria condizionata funziona poco e male. DeLorenzo, Ritchie e Gano si piazzano nel centro dello studio, separati da pareti acustiche semovibili chiamate ‘gobos’. Al mixer siedono Van Hecke e il tecnico del suono Glen Lorbiecki. I tre musicisti sono piuttosto acerbi, indisciplinati, distratti e poco avvezzi a registrare in presa diretta. La strumentazione tecnica procura continue scocciature bislacche. A dispetto di tutto ciò le le registrazioni vengono ultimate. Durante le prime battute di missaggio Van Hecke inizia a levigare i suoni, snaturando la spontaneità dell’insieme e limando via l’energia dell’ensemble. I Violent Femmes se ne accorgono subito e, di lì in poi, affiancano Van Hecke. “Non volevamo certo portargli via il lavoro” spiegherà Gano “Si trattava di uno sforzo…collaborativo”.
L’album si apre con il riff orecchiabile di “Blister in the Sun” e si chiude con la malinconia tardo-adolescenziale di “Good Feeling”.
Sul finire del 1982 le prime copie su nastro di “Violent Femmes” fanno il giro di numerose case discografiche. Una di esse mostra apprezzamenti per le canzoni ma chiede al gruppo di incidere di nuovo il materiale, usando una vera batteria e delle tastiere. La band risponde: “No”. Il nastro finisce nelle mani della A&R Anna Statman, dipendente della “Slash” di Los Angele (etichetta per la quale incidono X, Dream Syndacate, The Blasters). La Statman si innamora del disco e lo fa pubblicare così com’è.
“Violent Femmes” ottiene un rapido e insperato successo, diventando un instant-classic. Il grido dei tre ragazzi di Milwakee conquista gli Stati Uniti e, subito dopo, l’Europa. Nel corso degli anni, l’album totalizzerà 2 milioni di copie vendute.
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