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© Simenon al lavoro |
Georges Simenon scriveva a ritmo sostenuto. Il mercato non era in grado di recepire tutto il suo lavoro e così la moglie di Simenon, dopo aver battuto a macchina i vari scritti, li portava in banca e li faceva mettere in cassaforte. Prima di iniziare a scrivere Simenon faceva un lungo e solitario lavoro di preparazione, a partire dalla scelta dei nomi dei personaggi, attività alla quale lo scrittore dedicava una particolare cura. Di solito i nomi venivano individuati spulciando tra le pagine delle guide telefoniche francesi, belghe o svizzere. Il placido Bruno Gambarotta raccontò per "Venerdì di Repubblica" le rigorose modalità di Simenon: "Lo scrittore sfilava una guida telefonica a caso, si sedeva alla scrivania e la sfogliava. Quando incontrava un nome che gli piaceva lo trascriveva su un foglio. Andava avanti così, consultando diverse guide, finché la lista comprendeva una trentina di nomi. Poi iniziava la seconda fase. Simenon, tenendo in mano il foglio con i trenta nomi e nell'altra una sfera d'oro massiccio che abitualmente era depositata sopra la sua scrivania, passeggiava avanti e indietro per lo studio facendosi risuonare in bocca i nomi trascritti, uno per uno, così come un assaggiatore sciacquetta nella cavità orale il sorso di un vino. Quando uno dei trenta nomi non superava la prova, quando dava un suono sordo all'orecchio dello scrittore, quando la sua enunciazione ad alta voce non gli evocava i tratti di un personaggio, Simenon sostava un attimo all'altezza della scrivania e, con un tratto di matita, lo depennava. Il rito procedeva fintantoché, cancella cancella, la lista si riduceva a dodici nomi. Poi iniziava la fase 3.
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© Ceci n'est pas un pipe |
Simenon si rimetteva alla scrivania e, per ognuno dei dodici nomi superstiti, scriveva una scheda biografica completa, una per foglio. Dopodiché, disponendo i fogli come carte da gioco sul piano della scrivania, intrecciava i destini dei personaggi e finalmente scriveva il romanzo. Senza staccare la matita dal foglio. Sulla sua scrivania c'erano diversi barattoli dai quali spuntavano le punte di numerose matite. Erano tutte uguali ed ugualmente appuntite in modo che, esaurita la grafite di una, lui potesse afferrarne un'altra senza perdere tempo. L'addetta alle punte era la moglie di Simenon".
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