© CCCP, 1984 |
Nel 2008 Radio Popolare mi chiese, in occasione della ristampa di tutti e 5 gli album dei CCCP curata dalla EMI, di preparare una serie di cinque mini speciali. In ognuno di essi io introducevo il disco, facevo ascoltare un paio di pezzi e il chitarrista Massimo Zamboni interveniva raccontando ricordi o umori legati al periodo e ai brani trattati. Ne approfittai per approfondire la chiacchierata con lui, che è una persona estremamente disponibile, gentile e intelligente. Il risultato delle nostre conversazioni finì sulle pagine di onPlanetArt, un magazine freepress che ebbi il piacere di creare e dirigere per un anno, dal 2008 al 2009 (l'editore non mi ha mai pagato e un bel giorno, senza ragioni logiche, ha mandato all'aria tutto quanto). Di seguito potrete trovare l'intervento di Massimo Zamboni relativo a "Ortodossia II".
Se siete curiosi di sfogliare l'intero numero di onPlanetArt, potete scaricarlo qui.
Massimo Zamboni a proposito di "Ortodossia II"
“Ortodossia” è stato il primo 45giri pubblicato dai CCCP nel lontano 1984. Conteneva tre canzoni: “Spara Juri”, “Live in Pankow” e “Punk Islam”. Tutti brani che risalivano al periodo 1982/1983. L’idea di incidere un disco non venne a noi, che inizialmente non pensavamo neanche lontanamente di farlo. Ci venne proposta da una piccola etichetta di Bologna, la Attack Punk Record. Riuscirono a convincerci facilmente perché erano simili a noi e, ai nostri occhi, affidabili. Questo primo singolo in seguito venne unito al nostro secondo 45 giri, intitolato “Compagni Cittadini Fratelli Partigiani”. Dalla fusione uscì lo scatolotto rosso con lo stemma sovietico in copertina, anche se in origine sulla cover marciavano i Vopos, cioè i soldati di Berlino Est che stazionavano a ridosso del Muro.
Se dovessi scegliere una sola canzone per rappresentare i primi CCCP indicherei sicuramente “Emilia Paranoica”. Le ragioni sono tante…affettive, geografi che, concettuali. E poi perché contiene la risposta a tutte le domande che sono state rivolte ai CCCP. “Emilia paranoica” parla delle diffi coltà e degli innumerevoli pregi di una terra. È inutile girarci intorno: l’Emilia e la sua gente continuano ad essere il patrimonio civile di questa Italia del terzo millennio. È un luogo concreto, dove esistono dei valori ben radicati e dove gli ideali non sono stati travolti o dimenticati. Ripensando agli esordi dei CCCP, posso dire che abbiamo cominciato con “presunzione”: eravamo un piccolo gruppo di persone che volevano salvare le proprie vite. Cercavamo di emanciparci da quello che i nostri conterranei o i nostri coetanei facevano e che non ci sembrava per niente sensato. Non studiavamo, non eravamo intenzionati ad andare a lavorare, non in modo convenzionale almeno. Sentivamo la necessità di inventarci qualcosa e lo abbiamo fatto, per avere lo spazio di esprimerci e comunicare davvero”.
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