skip to main |
skip to sidebar
|
© Lou Reed ieri |
La prossima puntata di "Numeri Primi - un album e le storie intorno" sarà dedicata a "Transformer" di Lou Reed. 68 anni compiuti lo scorso 2 marzo, Louis Allan Reed è una delle figure centrali della musica pop rock degli ultimi 45 anni. La sua carriera inizia nel 1964 come songwriter-for-hire (cioè cantautore a noleggio) per l'etichetta Pickwick Records. Abbandonato questo incarico, nel 1965 fonda i Velvet Underground con il polistrumentista John Cale. Il 23 agosto 1970 suona per l'ultima volta con la band e, riposta la chitarra nella custodia e la custodia nello sgabuzzino, torna dai genitori. Raggranella qualche dollaro lavorando per suo padre come dattilografo e, nel 1971, inizia ufficialmente la carriera solista. Firma un contratto con l'etichetta RCA e incide l'album "Lou Reed", nel quale suonano alcuni musicisti di punta del prog britannico, come Steve Howe e Rick Wakeman. Le canzoni erano state scritte in precedenza per i Velvet ma per qualche motivo la band le aveva scartate. Il disco non piace a nessuno, fatta eccezione per un critico musicale di Rolling Stone, Stephen Holden, che lo definisce "pressoché perfetto". Le cose si mettono male per Lou ma a tirarlo fuori dai guai arriva David Bowie che, con Mick Ronson, produce "Trasformer": il resto della storia lo sentirete nella puntata di "Numeri Primi" in onda domenica 31 ottobre dalle 17:35 sulle frequenze di Radio Popolare.
|
© Lou Reed l'altro ieri |
Lou Reed: chi ha lavorato direttamente con lui non lo dipinge come un simpaticone. Essere simpatici non è un obbligo, neanche in questa epoca di imbonitori con il sorriso a 32 denti. Pare inoltre che non sia affidabile, che arrivi sempre in ritardo e che tenda a dimenticare un sacco di cose, anche quelle importanti. Sicuramente il signor Reed non finge di essere diverso da ciò che è e, in aggiunta, si porta appresso gli strascichi di esperienze drammatiche vissute in gioventù. Nel 1959, quando ancora viveva con la sua famiglia a Brooklyn, fu curato allo scopo di cancellare la sua omosessualità latente. I genitori di Lou erano degli ebrei della middle-class, piuttosto tradizionalisti e desiderosi di avere un figlio "normale". La cura scelta non fu a base di aspirine e neanche di sciroppi. Il giovane Lou venne portato presso il lugubre Creedmor State Psychiatric Hospital - oggi Creedmor Psychiatric Center - dove fu sottoposto a ECT – Electroconvulsive Therapy (Elettroshock ad alto voltaggio). Ciclo intensivo: tre sedute alla settimana, per otto settimane consecutive. Cosa accade di solito alle vittime dell’elettroshock? Confusione, perdita di memoria, amnesia. Ma si tratta di conseguenze temporanee che, nell’arco di sei/sette mesi, spariscono senza lasciare tracce.
Nel caso di Lou Reed la memoria a breve termine ha subito danni che si sono accentuati con la senilità. Tutto sommato a Lou è andata bene. Non si può dire la stessa cosa per il geniale matematico inglese Alan Turing, gay, curato con metodi ancora più devastanti dell'ECT. Arrestato con l'accusa di omosessualità nel 1952 (all'epoca avere relazioni complete con persone dello stesso sesso era reato in Gran Bretagna), Turing fu normalizzato con una cura invasiva a base di ormoni femminili che lo resero impotente e gli fecero spuntare un bel seno. Si suicidò di lì a poco.
0 commenti:
Posta un commento