25 ott 2010 - Composizione in graffiti

© Un concertino di C. Marclay
Christian Marclay è un artista eclettico e impegnato su vari fronti dell'arte visiva e sonora (scultura, video, fotografia, collage, performance multimediali, dj set) da più di trent'anni. Esploratore delle connessioni tra immagine e suono, Marclay ha ideato e realizzato - da solo o in ensemble - lavori nei quali la vista e l'udito arricchiscono reciprocamente i relativi canali di ricezione e di sensibilità. In qualità di creative DJ, Marclay è stato sin dal 1979 uno dei pionieri della pratica di fare musica con la turntable (ovvero: il piatto del giradischi) e ha collaborato con John Zorn, Zeena Parkins, Butch Morris, Shelley Hirsch, Gϋnter Mϋller, Kronos Quartet, Sonich Youth. Ieri il radiocollega Claudio Agostoni di Radio Popolare mi ha fatto avere il recente album di Marclay. Si intitola "Graffiti Composition" e contiene partiture eseguite da Melvin Gibbs, Mary Halvorson, Vernon Reid, Lee Ranaldo e Elliott Sharp, che ha diretto, prodotto, mixato e masterizzato i 6 movimenti che costituiscono l'opera. Chi ha scritto gli spartiti? Forse Christian Marclay? No. Allora Elliott Sharp? Nemmeno. Li hanno scritti i passanti berlinesi. Per capire meglio l'essenza di questo straordinario progetto lascio la parola a Christian Marclay: "Nel 1996 l’Akademie der Kϋnste di Berlino mi chiese di creare un’opera per il Sonambiente: Festival fϋr Hören und Sehen che si sarebbe tenuto per un mese intero nell’estate di quell’anno. Stampai 5000 poster di grande formato. Ogni poster conteneva la riproduzione in formato gigante della pagina di uno spartito, con le tradizionali righe per la trascrizione delle note. Feci affiggere i poster qua e là in tutta Berlino. I poster funzionavano come un invito aperto al pubblico, che era libero di scarabocchiare note o qualsiasi altro tipo di scritte o graffiti. Chiunque poteva partecipare, scrivendo sul poster oppure leggendo ciò che altri avevano scritto. Notte dopo notte una squadra di addetti varcava le strade e rimpiazzava con poster vergini quelli che erano stasti riempiti di segni dagli scrittori estemporanei nella continua lotta per l’accaparramento di spazio sui muri (…) Durante i giorni di Sonambiente il mio assistente, Rϋdiger Lange, andò in giro per la città a fotografare la trasformazione dei poster. A volte la loro compilazione avveniva in giorni successivi e con interventi involontariamente sequenziali, all’insegna di un dialogo asincrono portato avanti da scrittori anonimi in luoghi pubblici (non solo le strade ma anche le salette per gli ospiti di club o ristoranti). Non c’erano istruzioni o spiegazioni, affinchè gli interventi scritti fossero spontanei. Mi sorprese il fatto di trovare molte notazioni musicali. I graffiti che non erano specificatamente musicali potevano essere tuttavia letti come note visto che erano stati segnati su spartito. Alcuni poster vennero lacerati o strappati, rivelando i livelli sottostanti in modo evocativo. 
© Il prossimo disco di C. Marclay
Durante il mese in cui Sonambiente fu presente in città, in assenza di una qualsiasi linea logica da seguire, tutti questi interventi casuali confluirono in una gigantesca colonna sonora collettiva, una composizione urbana di grande varietà, documentata dalle pagine di spartito così ‘compilate’ ". 


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