13 dic 2011 - Listen to the radio


Da tanto tempo non metto i link per scaricare le mie trasmissioni radio della mattina.
Sì, da tanto tanto tempo.
Provvedo con il link alla trasmissione di quest'oggi.
Buon ascolto.

06 dic 2011 - Poesia n.2

Early in the morning, pedalando al buio, attraverso il nuovo e luccicante Quartiere Garibaldi. 
Guardo in alto e vedo questo pinnacolo illuminato 
che dall'alto domina la città che dormiveglia.
Il momento ispira alcuni versi spontanei che prendono forma
senza metrica.

  Poesia n.2
Pinnacolo illuminato: come va colà?

Pinnacolo illuminato
che guardi dall'alto
il nuovissimo Quartiere Garibaldi e la città sottostante 
ancora immersa nel buio della notte
e probabilmente al buio anche quando il tenue sole autunnale
sarà alto
nei ciel.
Pinnacolo che ti ergi maestoso: come va lassù?
Qui sulla strada siamo alle solite:
si salva chi può
e gli altri cercano riparo dove capita
in attesa che i casi della vita prendano un nuovo corso.
Nuovi palazzi, tanto vetro e poco cemento,
tante trasparenze,
tanto vuoto
perché nei palazzi di questo nuovissimo Quartiere Garibaldi
nato intorno alla celebre stazione omonima
ancora non vive e/o lavora nessuno.
Sulle fiancate di questi nuovi palazzi del nuovissimo Quart. Garib.
c'è scritto "Bosco verticale".
Bella denominazione ma non mi convince:
avrei preferito un vero "Bosco orizzontale".
Noi siamo qui fuori, dabbasso, sull'asfalto grigiomarcio.
Tu sei lì,
pinnacolo,
proteso verso l'azzurro.
Io ti guardo
e penso che non ho più voglia di alberi di trenta piani,
no,
vorrei un po' di alberi veri
sotto ai quali sedermi 15 minuti
per ricordarmi di ricordare.

05 dic 2011 - Poesia n. 1

Ieri sera stavo rientrando a Milano, in auto, ascoltando la diretta di Radio Popolare in cui il Presidente del consiglio spiegava i contenuti del drammatico "decreto salva-Italia". 
Un senso di vuoto mi ha assalito e ho pensato di mangiare qualcosa. 
Mi sono fermato nel parcheggio di un fast-food dell'hinterland e sono entrato per ordinare un hamburger "basic". Ero in coda e, ad un certo punto, è arrivato un piccolo branco di giovani ambosessi. Il capobranco è passato davanti a tutti (c'era una fila, c'ero anche io in fila) e ha ordinato. I suoi amici lo hanno seguito. Tutti in cassa, alla faccia di chi era in fila. 
Mi è passata la fame e me ne sono andato. 
Lo stomaco vuoto ha stimolato il mio istinto poetico. 
Questa mattina, mentre viaggiavo in bicicletta verso la mia trasmissione del mattino sulle frequenze di Radio Pop, alcuni versi hanno preso forma nella mia mente.
Li ho scritti e poco dopo li ho letti in trasmissione.
Li riporto diseguito.
Buona giornata.


Poesie all'alba

Poesia n.1
“Giovane uomo affamato che non fai la fila”

Giovane uomo affamato,
tu, hai scelto di mangiare, come me, come tutti.
Vuoi placare l'appetito che ti assale all'imbrunire,
quando l'ora si fa tarda e calano le prime ombre sulla città
e soprattutto sulle propaggini delle città.
Giovane uomo affamato,
tu, hai le idee chiare e sai cosa vuoi:
vuoi addentare quel panino, vuoi sorseggiare quella bibita,
vuoi pagare poco,
vuoi pagare meno.
E con i tuoi amici
(uguali a te: stesso taglio ultracorto di capelli, stesso giubbotto ultralucido e senza maniche,
stesso cavallo dei pantaloni 
che scende verso il suolo, 
che scivola verso il centro della Terra),
con i tuoi amici e con le tue amiche – dicevo – sei alla guida di questo gruppetto,
ti porti avanti e incurante della fila in attesa sorpassi tutti,
sorpassi pure me,
e alla giovane amica tua che ti fa notare la coda dici virile:
E chi l'ha detto che devo stare in fila?”.
Conquisti la cassa e là fai l'ordine.
Ecco il tuo potere: fai il primo anche se sei l'ultimo arrivato.
Ti guardo mentre ti sistemi al bancone, sprezzante,
e ti immagino a capo di un branco di lemmings che si buttano nel baratro dopo di te.
Giovane uomo affamato,
io ti ringrazio
perché con il tuo gesto, volgare e arrogante, mi permetti di osservare
ciò che non vorrei essere e che mi auguro di non diventare mai:
un impositore.
Ti guardo e rifletto, mi prendo il tempo che tu involontariamente mi hai regalato
sorpassandomi scorrettamente.
E scelgo di non mangiare lì dove mangi tu con i tuoi lemmings.
Giovane uomo affamato,
ti auguro di capeggiare qualcosa di utile e necessario, in futuro,
ti auguro di avere una vera meta domani,
di capire se e qual è la tua “rivoluzione”,
di superare dei veri ostacoli, mica la gente che sta in fila.
In fondo tu imponi un'attesa, un piccolo sacrificio – e non sei l'unico a chiederlo –
ma ti lascio lì, 
con il silenzio anonimo di un panino senza colore
che in un attimo sparirà nel tuo stomaco buio.