23 Mag 2011 - Apparenza e distrazioni

© "Con quale abbigliamento presentarsi a un colloquio di lavoro" a cura della Gente del Village
Quasi tutti i giorni visito i siti dei quotidiani "la Repubblica" e "Corriere della Sera".
Oltre alle squallide notizie di pseudo-politica che - soprattutto in questi giorni - hanno purtroppo ampia risonanza, in entrambe i siti c'è spazio anche per notiziole di tono più lieve. Spesso tali notiziole forniscono a chi legge spunti di riflessione e/o di conversazione. A pensarci bene, questi spunti (o stimoli) distraggono rispetto a cose più importanti. Cosa sono  queste 'cose'? Ognuno ha il dovere di scoprirlo da sé e per sé. Se non lo fa, cioè se non lo scopre (e non è certo un compito semplice da svolgere, ma è fondamentale), rimarrà in balia di ciò che altri gli dicono di pensare o dibattere.
E' semplice: o tracci la tua strada oppure un altro la traccerà per te (e andrai dove vorrà lui/lei/loro).
Tornando alle sopra citate notiziole, nel sito di Repubblica è stato pubblicato un articolo di costume intitolato: "Scarpa stringata o tacco alto così si vince la sfida in ufficio".
Wow, che titolo. Il pezzo - firmato da Irene Maria Scalise, si apre così:
"Il look e il modo di muoversi, compresi i piccoli tic, sono l'espressione della nostra personalità. In un libro che esce oggi, un'esperta di body language spiega a uomini e donne come 'fare centro' ".
Fare centro? Affascinante, carchiamo di capirne di più.
"Più' efficace di mille parole. Più rapido di uno starnuto. Definire il giudizio su chi ci sta di fronte, soprattutto in ufficio, è questione di secondi. Anzi, di un decimo di secondo. Gli elementi che contribuiscono a promuovere o bocciare il vicino di banco, il capo, o il nuovo arrivato sono infiniti: taglio dei capelli, colore degli abiti, modello di scarpe, grandezza della borsa, fantasia della cravatta. A documentare quei processi mentali, che precedono i giudizi lampo, è un libro: "Hai le scarpe giuste per chiedere un aumento?", di Judi James una delle maggiori esperte inglesi in Body language".
Ma certo, è tutta una questione di (attenzione al sostantivo anni Ottanta) 'look', no?
No. Se chi giudica lo fa solo con gli occhi e non con il cervello allora si tratta di pregiudizio. Essere capaci di giudicare, ovvero di valutare una persona non è cosa facile, anzi è una dote rara che richiede intelligenza, concentrazione, apertura mentale. Il libro di questa Judi James avvalora la tesi che, per fare strada, è necessario presentarsi bene, il che significa essere una bella scatola tirata a lucido, al cui interno ci può essere anche il vuoto. Un simulacro, insomma. Bella stronzata, altro che body language (che non è certo dress language). Chissà se la signora o signorina James ha mai guardato negli occhi una persona: è lì che troviamo tutte le risposte. Altro che modello di scarpe o fantasia della cravatta.

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