07 Feb 2011 - Il "non pensiero"

© L'autocorrezione della praticante
Trovare il tempo o l'energia o la calma interiore o, perché no, l'intuizione giusta per riflettere su un determinato tema è un lusso. O forse no, non è un lusso ma per potersi concedere uno spazio riflessivo è necessario essere addestrati a evitare, schivare o respingere le continue distrazioni. Spesso ci si ritrova a 'non pensare' nel bislacco tentativo di arrivare - per lo meno - a qualche attimo di silenzio.
Secondo l'"Hagakure - Il Codice del Samurai" la questione del 'non pensare' sta in altri termini: "Nelle cronache del monaco Tannen" si legge nell'Hagakure "si dice: <<La dottrina basata sul non pensiero e sulla non mente non è risolutiva. 'Non pensiero' significa pensiero retto>>. Ciò è interessante. Il signore Sanemori Sanjo aggiunse: <<La via consiste nella respirazione e nell'escluderei difetti>>". Nell'edizione dell'Hagakure dalla quale ho estrapolato questo paragrafo c'è anche una sorta di spiegazione: "E' sempre molto arduo definire la condizione del 'non pensiero' (mushin o munen), tipica dello Zen. I samurai possono ricorrervi per conseguirvi stupende prestazioni. Appena si tenta di definirla, però, la si è già perduta. Tannen riesce a offrirci un suggerimento: la mente entra in questo stato realizzando se stessa, quando è proprio se stessa. Sanemori intravede in queste parole la possibilità di un'autocorrezione del praticante che sia ormai divenuta spontanea".

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