27 Nov 2010 - Musica e inciviltà

© Altre voci, altri padroni
Milano, 27 novembre 2010 - L'Auditorium "Di Vittorio" è ubicato nei sotterranei della Camera del Lavoro di Corso di Porta Vittoria n. 43 (MI). La sala è scarna ma funzionale, i posti a sedere sono scomodi, l'acustica è molto buona. Quest'ultimo è l'elemento di maggior rilevanza, soprattutto quando sul palcoscenico si esibiscono formazioni come il Christian Wallumrød Sextet. L'ultima fatica discografica di questo ensemble si intitola "Fabula Suite Lugano", è stata incisa nel giugno 2009 ed esprime il nuovo volto della musica del norvegese Wallumrød che, rispetto al passato, in "Fabula..." si emancipa dal folk nordico/scandinavo e vira definitivamente verso la contemporary music. L'album contiene 18 composizioni che fanno convergere melodie scarnificate e ritmi destrutturati, ricerca temeraria e sperimentazione estrema, ispirazioni che vanno dai drammi liturgici medievali alle opere barocche di Domenico Scarlatti, arrivando al minimalismo di Steve Reich e alle idiosincrasie compositive di Harry Partch. La produzione di Manfred Eicher conferisce il marchio di fabbrica "ECM" (l'etichetta fondata nel 1969 da Eicher) ovvero l'inclusione del silenzio nei brani. Un silenzio che diventa - a seconda dei momenti - ospite estemporaneo, collante, cornice, pietra angolare o fondamenta della musica. "Fabula Suite Lugano" è un lavoro interessante, non facile e niente affatto immediato. Algido, frammentario, a tratti tagliente ma ben strutturato, con una progressione che - al proprio interno - vede lo sviluppo di percorsi che si avvicinano e si allontanano, proponendo a chi ascolta l'immersione in atmosfere austere. La resa dal vivo è eccellente. 
Il pubblico dell'auditorium Di Vittorio è stato attento e partecipe, con qualche spiacevole eccezione. 
© Altri eroi, altri ostacoli
Partiamo dalla prima. Mentre il sestetto raggiunge l'apice della concentrazione eseguendo la complessa composizione "Solemn Mosquitoes" ecco arrivare il solito squillo di cellulare (la famigerata suoneria standard di Nokia "tiratunda - tiratunda - tiratunda-daaa"). La signora che riceve la chiamata si prende tutto il tempo per leggere sul display dell'apparecchio chi la sta cercando e poi, in uno slancio di ottusità, non spegne ma risponde pure, spiegando che è ad un concerto e richiamerà al termine della performance. Una decina di minuti dopo un vecchio rintronato - che fino a qualche istante prima aveva sonnecchiato penosamente - si desta dal torpore e inizia a commentare, con toni gutturali, il concerto. L'anziano amico a fianco dell'ex-dormiente, in tutta risposta, annuisce sornione quindi, con piglio cafone, scarta rumorosamente una caramella. Poteva farlo in un altro momento, certo, magari durante un applauso, ma evidentemente non resiste alla dolce tentazione. Ora: quanto tempo ci vuole per scartare una caramella? Diciamo cinque secondi? Sei? Massimo massimo dieci? Di norma sì. Ma il nostro divoratore di caramelle è uno che fa le cose per bene e così ci mette quasi un minuto. Non contento, dopo aver ficcato la maledetta pasticca zuccherata tra le fauci decide di piegare diligentemente l'involucro (e perché mai? Gli servirà ancora? Lo regalerà a qualcuno per Natale? Lo trangugerà dopo il concerto? Who knows), continuando a produrre scricchiolii fastidiosi. Di lì a poco il vecchio che prima dormiva e poi aveva commentato rumorosamente si alza e sparisce nel buio.
Nella fila davanti alla mia siedono diverse persone. Tra di esse spicca per inamovibilità un lumbard d.o.c. con abito scuro in tweed e sciarpa a quadri modello "Cesare Zavattini 1956" che ascolta con attenzione e osserva con sguardo pietrificato. Io intanto comincio a non poterne più della scomoda poltronaccia e, per lenire i dolori alla schiena e scongiurare (o accellerare?) un principio di scoliosi dorso-lombare, accavallo le gambe. Sfioro la poltrona del lumbard sopra citato che tosto si gira verso di me ed esclama ad alta voce: "La smetta con tutti questi colpi!". Esagerato. Ma quali colpi? Comunque sì, va bene, ho capito, sto fermo. Mi chiedo: costui non ha protestato per la signora con il cellulare e neppure per la caramella scartata. Io gli sfioro lo schienale e lui si inalbera. Vai a capire. 
Poco prima del bis, il vecchio tweed lascia la sua postazione e raggiunge - indovinate un po'? - l'ingurgitatore di caramelle che, nel frattempo, ha estratto dalla fondina altre due sfiziosette  incartate. La band ricomincia a suonare, il tweed commenta ironicamente ad alta voce, il suo amicone ridacchia mentre palpa avidamente entrambe le caramelle, il rumore cresce e, a quel punto, cedo all'impulso e intimo un: "Silenzio!". Al che "i due spavaldi" diventano "i due interdetti". Il tweed resta con decine di sapide parole - pronte a partire - bloccate tra i denti. Il Galactus delle caramelle si ferma con una "Rossana" nella mano destra e una "Monk Iceberg" nella mano sinistra. Qualche testa nella sala si gira di qua e di là. I rumori molesti cessano. Il concerto di Christian Wallumrød Sextet arriva a conclusione senza ulteriori disturbi inopportuni. Applausi.

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