04 nov 2010 - Largo all’Avanguardia (2)

© David Hughes - Lautrec facsimile
Innanzitutto, la domanda fondamentale: cos’è la musica di Avanguardia? Secondo l’esperto François Couture, autore dell’ottimo saggio "Avant-Garde in the XXIst Century: Sociological Perspectives" la famigerata musica d’avanguardia è una forma di arte Sonora in cui musicisti e compositori esplorano nuovi territori espressivi, posti al di là o al di fuori di regole, convenzioni, strutture o forme consuete. Quindi si tratta di opere che non hanno (ancora) una collocazione precisa e, per questa ragione, possono risultare di difficile fruizione, oltre a non rappresentare una fonte di guadagno considerevole. Le etichette discografiche tenderanno a rifiutare la pubblicazione di brani ostici o imperscrutabili, le radio e le emittenti televisive non manderanno in onda strani concerti pieni di rumoracci, note ripetute allo sfinimento o deliri cacofonici. Naturalmente dire musica d’avanguardia non equivale a dire ‘atroce frastuono’, a titolo di esempio suggerisco l’ascolto di uno splendido album realizzato dalla violoncellista Okkyung Lee nel 2005 e intitolato “Nihm” (etichetta Tzadik).
Ma non dimentico il cinismo illuminato di un Frank Zappa, che nel 1984 – in una lettera inviata alla Società Americana dei Compositori Universitari (ASUC) – scriveva:  “Perché la gente continua a comporre musica e addirittura a pretendere di insegnare ad altri come fare, quando già loro stessi sanno la risposta, cioè che non gliene frega un cazzo a nessuno?

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