03 Nov 2010 - Largo all'avanguardia

© Brian Grimwood
Ascoltare musica per me è una delle attività fondamentali. La pratica dell'ascolto coincide con il ritrovare cose note e con lo scoprire (per associazione o per caso) cose nuove. La musica d'avanguardia è la forma di arte sonora che si spinge con maggior coraggio (e, talvolta, incoscienza) verso l'ignoto. Non è immediata e spesso risulta sgradevole, almeno di primo acchito. Mi sembra che molti tra i cosiddetti compositori cerchino con ostinazione di togliere ogni possibilità di appiglio a chi ascolta, quasi a cercare il rifiuto. Ripetuti ascolti mi permettono di inserire - in base agli strumenti culturali di cui dispongo - il compositore in oggetto all'interno di una delle seguenti categorie: manovale, genio, masochista, ciarlatano. Sono sempre ben predisposto a cambiare idea e se qualcuno/a mi aiuta a capire o individuare elementi che mi erano sfuggiti ne sono felice. L'insegnane di fisica  Andrea Frova ha scritto un testo utile e formativo, nel quale riflette sulle tracce, sulle cicatrici e sulle voragini prodotte dalla musica del Novecento. Eccone un estratto
"Mentre la scienza, sulle orme di Galileo, è avanzata tenendosi salda al principio delle "sensate esperienze e rigorose dimostrazioni", dunque al criterio di procedere nel senso di un costante contenimento dell'azzardo e della casualità nel sistema in cui si opera, buona parte della musica non ha prestato, a tali aspetti, alcuna attenzione. Ponendosì così in linea con i rigurgiti di irrazionalismo e i ritorni di assolutismo dogmatico, oltre che con il generale scadimento del dibattito culturale e politico, dove è sempre meno discernibile il confine tra tesi motivate e forme di credo arbitrarie. Così, molta musica del Novecento ha avuto l'effetto di aumentare il proprio livello di entropia e quello ambientale: ha ignorato le risultanze dell'esperienza e ha mancato di progettarsi con lucida cognizione della sua ragione d'essere. Secondo il direttore d'orchestra Yurij Temirhanov la musica odierna non rispecchia l'uomo moderno (per fortuna, egli aggiunge, i geni del passato hanno composto, senza saperlo, anche per il futuro). L'espressione musicale, infatti, dovrebbe sgorgare da una continua dialettica tra arte, cultura e processo conoscitivo; dovrebbe, in altre parole, gettare luce sulla realtà in cui viviamo. Come avviene, su un piano assai diverso, per la scienza".
Andrea Frova, 
"Armonia celeste e dodecafonia - Musica e scienza attraverso i secoli", 
Biblioteca Universale Rizzoli

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