15 ott 2010 - Un sorso di musica

© Wolfgang on the beach
Alle 11:30 di una bella e luminosa mattinata autunnale è stata presentata la nuova stagione de "Aperitivo in Concerto" presso la sede sociale di Mediasert, in via Paleocapa 3 (un elegante edificio ubicato a ridosso della Stazione Cadorna) a Milano. La rassegna festeggia con successo il 26° compleanno e propone anche quest'anno un cartellone di grande interesse, nel quale spiccano i nomi di molti musicisti che si esibiscono per la prima volta in Italia, come Avi Lebovich, The 3 CohensPierre Dørge & New Jungle Orchestra Featuring John Tchicai. Accanto a loro ci sono artisti  piuttosto noti, come Charlie Haden e John Zorn. "Aperitivo in Concerto" racchiude universi sonori che toccano (o travolgono) jazz, improvvisazione, sperimentazione, ricerca, avanguardia. Sarebbe bello anzi necessario che gli appuntamenti di questo tipo - eccellenti sotto il profilo qualitativo, artistico e organizzativo - fossero molti di più. Ma qual è il livello di attenzione per la musica che esce dalla consuetudine consumistica che funesta i media? Cioè: quanta gente è interessata ad aprire le proprie orecchie? Molti preferiscono un motivetto da fischiettare, condito da parole semplici, intrise di nostalgia o di humor greve e allusivo. In una lettera indirizzata al padre, Wolfgang Amadeus Mozart scriveva: "Ieri sera ho ascoltato un concerto di Muzio Clementi. È un pianista abbastanza preparato ma non ha talento. Come tutti gli italiani è un cialtrone". Generalizzare è sempre disdicevole e riduttivo. È vero, tuttavia, che la voglia di divertirsi - ovvero di non pensare - sempre e comunque si è impossessata di noi italians. Anche in ambito musicale. Recentemente mi ha colpito uno scritto di Roman Vlad (compositore, musicologo e pianista rumeno naturalizzato italiano). 
© Il conte (Roman) Vlad
Eccone un estratto: "La musica si trova in una situazione drammatica, che rischia di diventare tragica. I mezzi di comunicazione di massa inondano e sommergono la società con sempre più degradata 'spazzatura' sonora. L'industria 'culturale' mercifica tutto. Gli spazi per la creazione musicale seria si riducono. A scuola la musica, praticamente,  non si insegna. La 'regressione dell'ascolto' progredisce inesorabilmente. L'identità del mondo musicale è spezzata". Pessimista o realista?




0 commenti:

Posta un commento